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Rischio siccità in Italia. Gli indicatori per la stagione estiva 2025

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Così come accaduto durante l’estate del 2024, anche per la stagione estiva in corso è altamente probabile che l’Italia si trovi a fronteggiare una situazione di siccità diffusa. Il fenomeno non riguarderà soltanto le regioni del Sud e del Centro, ma coinvolgerà anche quelle del Nord, già duramente provate dalla scarsa nevosità invernale e da una serie di eventi meteorologici estremi verificatisi in primavera.

Le disponibilità idriche nel Mezzogiorno

Le rilevazioni effettuate nelle regioni del Centro-Sud evidenziano una situazione idrica eterogenea, con alcune aree che presentano condizioni critiche e altre che restano entro soglie considerate accettabili. Secondo dati diffusi a inizio anno dall’ANSA, la Puglia mostra un significativo divario nelle disponibilità idriche rispetto allo stesso periodo del 2024. L’invaso di Occhito, tra i principali bacini della regione, conteneva a gennaio 2025 circa 31,5 milioni di metri cubi d’acqua, un dato nettamente inferiore rispetto ai 115 milioni registrati nello stesso mese dell’anno precedente: una riduzione di oltre 83 milioni di metri cubi.
Il bollettino regionale di maggio, pubblicato dall’Osservatorio Siccità, conferma una criticità simile anche per gli invasi di Sicilia e Calabria, con livelli di riempimento compresi tra il 30% e il 50% della capacità complessiva. In controtendenza, la Sardegna mantiene un livello medio del 60% delle risorse idriche disponibili nei propri invasi, mentre le rilevazioni dell’ANBI segnalano un incremento nei volumi fluviali in Campania, in particolare nei fiumi Garigliano e Sarno.

Parametri per il Nord Italia

Nel complesso, le regioni del Nord Italia hanno registrato abbondanti precipitazioni durante i mesi primaverili. Secondo il bollettino dell’ANBI sulle risorse idrometriche, nel mese di maggio si è osservato un incremento generalizzato delle altezze idrometriche dei laghi settentrionali. Tuttavia, il medesimo bollettino segnala un calo diffuso nei livelli dei fiumi, indicando un’elevata variabilità climatica e la possibilità di condizioni critiche con l’avvicinarsi dell’estate.

Nel dettaglio, in Emilia-Romagna le altezze idrometriche di tutti i fiumi appenninici sono diminuite nel mese di marzo; un trend simile è stato registrato anche per i principali corsi d’acqua liguri, tra cui il Vara, il Magra, l’Argentina e l’Entella. Anche il fiume Po rientra tra i bacini in sofferenza, con flussi pari al 78% rispetto alla media stagionale. In Lombardia, inoltre, si segnala una riduzione del 5% nella disponibilità complessiva di risorse idriche, principalmente a causa della scarsità di neve accumulata in quota, come riportato nel quadro riassuntivo idrometrico di maggio elaborato da ARPA Lombardia.

Conseguenze ambientali e climatiche

Sebbene l’Italia sia da sempre soggetta a periodi di aridità, la siccità si sta configurando come un fenomeno sempre più intenso e ricorrente, alimentato da prolungate assenze di precipitazioni, variabili atmosferiche e, soprattutto, dagli effetti del cambiamento climatico. Si sta creando un crescente squilibrio tra la domanda idrica — legata ai consumi, all’industria e all’agricoltura — e l’aumento delle temperature, che accelera l’evaporazione e impoverisce progressivamente i terreni.

Come sottolinea Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI, è fondamentale comprendere che siccità e rischio idrogeologico rappresentano due aspetti della stessa problematica. Pur apparendo fenomeni opposti, sono strettamente connessi e condividono un’origine comune: il cambiamento climatico e una gestione non ottimale delle risorse idriche. Il territorio, indebolito dalla prolungata assenza d’acqua, diventa infatti più vulnerabile quando si verificano precipitazioni abbondanti, dando luogo a frane ed esondazioni a causa dell’incapacità del suolo, ormai arido e compromesso, di assorbirle.

Iniziative per la gestione della siccità

Pur trattandosi di un fenomeno complesso, dai contorni non del tutto prevedibili e in parte al di fuori del nostro controllo, è possibile adottare strategie più efficaci per affrontarlo e promuovere pratiche capaci di mitigare gli effetti della siccità. Tra le iniziative più rilevanti si segnalano:

  • Il riuso delle acque reflue: rappresenta una risorsa stabile, non influenzata direttamente dalle variazioni climatiche. In Italia, il margine di miglioramento è significativo. Secondo una stima dell’ARERA, il potenziale di riutilizzo delle acque di scarico si attesta attorno al 21%, ma attualmente solo il 4% viene effettivamente recuperato, come riportato dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Acea. Se adeguatamente regolamentata, questa pratica potrebbe generare benefici ambientali, economici e sociali di rilievo.
  • L’autorizzazione di nuovi pozzi: già applicata con successo in Puglia a favore degli imprenditori attivi nell’agricoltura biologica, questa misura consente il prelievo di acque sotterranee per usi irrigui, contribuendo a sostenere le colture in caso di scarsità idrica.
  • La manutenzione delle infrastrutture idriche: un aspetto spesso trascurato ma fondamentale. Interventi programmati e mirati su canali e impianti sono essenziali per garantire un utilizzo efficiente e costante delle risorse idriche disponibili.

Uno sguardo al futuro

Sebbene non sia ancora possibile determinare con precisione quale sarà l’impatto del cambiamento climatico sulla variabilità meteorologica, è ormai chiaro che si tratta di un elemento da includere nella valutazione delle prospettive future. Di crescente importanza risulta anche l’influenza delle attività umane, responsabili dell’impoverimento del suolo e dell’inquinamento delle risorse idriche.
Secondo Greenpeace, sarà fondamentale intervenire attraverso piani nazionali volti a riformare le pratiche agricole e le infrastrutture idriche, promuovere la decarbonizzazione e ampliare le superfici forestali. Un ruolo cruciale sarà inoltre svolto dai comportamenti individuali: ciascuno di noi è chiamato ad adottare uno stile di vita più sostenibile e un approccio più etico nei confronti dell’ambiente e delle comunità che lo abitano.