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L’impronta idrica nell’industria tessile. Un’emergenza per l’ambiente

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Consumo acqua industria tessile

L’industria tessile è una tra le principali consumatrici di risorse idriche al mondo. Il sistema tessile inoltre ha un grave impatto ambientale anche a causa delle sostanze inquinanti rilasciate dai processi di lavorazione, trasporto e smaltimento. Se l’acqua è indispensabile nell’industria tessile di massa, la sua notevole impronta idrica rappresenta un problema urgente da risolvere.

I numeri della produzione tessile

Per avere un’idea dell’impatto sulla risorsa idrica, secondo l’Unione Europea l’industria tessile ha consumato 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015. Si stima, inoltre, che per la cura dei capi, dopo l’acquisto, si consumino ulteriori 20 miliardi di metri cubi di acqua all’anno.

La produzione è altamente globalizzata e incide su Paesi in cui è già presente una carenza di acqua potabile, come Cina, India, USA, Pakistan e Turchia.

Poliestere, viscosa, polietilene sono le fibre più utilizzate e si ottengono con processi ad alta intensità di carbonio che richiedono più di 70 milioni di barili di petrolio ogni anno. Più in generale, l’industria della moda causa ogni anno il 10% delle emissioni globali di carbonio.

L’industria tessile causa inoltre circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile e ogni anno finiscono in mare 0,5 milioni di tonnellate di fibre sintetiche; inoltre il 35% delle microplastiche nell’ambiente deriva dai lavaggi.

L’industria dell’abbigliamento è “usa e getta”

Dal 1996, la quantità di indumenti acquistati nell’UE è aumentata del 40% a persona. Le cause sono il calo dei prezzi e la velocità di produzione. I cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Un problema rilevante sta nello smaltimento: circa l’87% viene incenerito o portato in discarica, mentre la quantità di indumenti riciclati rimane bassa (meno dell’1% a livello mondiale).
Se pensiamo che una t-shirt in cotone consuma, lungo tutto il suo processo di produzione, 2700 litri d’acqua (secondo uno studio condotto dal SERI -Sustainable Europe Research Institute), è evidente l’enormità dell’impronta idrica del tessile in un sistema di economia lineare dove il rapido cambiamento di mode e tendenze, la cosiddetta “fast fashion”, porta a un aumento dei consumi riducendo, però, la durata del singolo indumento.

Economia circolare nel tessile

Tra le soluzioni individuate a livello globale per la riduzione del consumo di acqua, c’è l’implementazione di sistemi di produzione sostenibile. Solo una perfetta circolarità della filiera, infatti, consentirebbe il recupero delle risorse minimizzandone lo spreco. Secondo il WWF, per una gestione lungimirante ed ecosostenibile si può ricorrere a:

  • Efficienza ecologica: l’industria tessile deve intervenire attivamente nell’ambito dei consumi d’acqua e dell’inquinamento che causa.
  • Innovazione e trasformazione: nonostante la crescita del settore, è necessaria l’implementazione di nuovi modelli di business e tecnologie con lo scopo di ridurre lo spreco di risorse e l’impatto ambientale.
  • Consumo sostenibile: l’obiettivo rispetto ai consumatori è trovare modalità alternative all’acquisto di abiti nuovi, come la condivisione, lo scambio e il recupero dei capi di abbigliamento.

Tecnologie per l’innovazione dell’industria dei tessuti

Secondo le previsioni del WWF, il fabbisogno di abbigliamento continuerà a crescere fino a 102 milioni di tonnellate nel 2030, per questo sono necessarie nuove tecnologie di produzione. Ed è per questo che l’Unione Europea promuove e sostiene l’innovazione delle materie prime e dei processi produttivi, come ad esempio in questi progetti:

  • Il progetto GRETE ha messo a punto trattamenti per sfruttare la polpa di carta come materia prima e promuovere l’utilizzo di liquidi ionici come solvente per ricavarne le fibre.
  • WASATEX (Water Saving Process for Textile) finanziato dall’Unione Europea, con l’applicazione di nuove tecnologie, punta a recuperare e a riutilizzare l’acqua nelle varie fasi della produzione tessile.
  • EColoRO ha sviluppato un progetto a basso costo ed ecocompatibile, in cui illustra l’uso dell’elettrocoagulazione (EC, electro-coagulation) combinata con la flottazione, per rimuovere efficacemente gli inquinanti, i coloranti e le sostanze chimiche dalle acque reflue dell’industria tessile.
  • RESYNTEX, progetto basato sul riciclo chimico, crea un modello di economia circolare con la produzione di materie prime secondarie da rifiuti tessili non più indossabili.

Questo tipo di soluzioni e iniziative dimostra come sia possibile e necessario agire concretamente per migliorare l’impronta ambientale del settore tessile, stimolando i produttori e i singoli individui a intraprendere scelte etiche e sostenibili per la salvaguardia dell’acqua e dell’ambiente.